Cari amici, finalmente i capperi prendono forma!!
La scorsa estate sono andata a pantelleria splendida isola del nostro mediterraneo. Vento africano, mare e scogli impervi, vigneti di zibibbo, caldo che saliva dalla terra scura e nera e piante di cappero ovunque, che scendevano dai muretti a secco, che crescevano tra la roccia, che coltivate, si trovavano a filari sulla terra.
Un mese prima era giugno e tra le rocce scoscese dei monti iblei, chiare e calcaree, dove il sole si riflette inondando tutta la vegetazione mediterranea... scupazzi, allori, olivastri e vacche modicane sotto i carrubi…lungo le strade che portano a Ibla dal castello di Donnafugata, esposte a SUD-EST, mi sono imbattuta per caso in altrettante e abbondanti piante di capperi in un misto tra fiori e boccioli. Subito ne ho raccolte una bella “coffitella” e contenta tornata a casa li ho salati. Buoni, intensi, isolani...ci senti tutta la SICILIA dentro, anzi i nostri monti...i monti IBLEI. Mi sono divertita a raccoglierli sotto il sole, in un pomeriggio improvvisato e ho pensato che se mi fossi impegnata un po’ e magari facendomi aiutare dai nostri vecchi, da quelli che le nostre rocce le conoscono come le loro tasche, da quelli che di queste cose ne hanno fatto un modus vivendi, forse ne avrei raccolti di più.
Così l’anno scorso a Pantelleria ne ho assaggiati un po’ a casa di amici. Lì è una pratica diffusa, qui il nostro CAPPERO IBLEO è raro e per questo prezioso almeno per me e per la storia che ha, per il suo essere così selvatico, per i profumi che racchiude.
Questa mattina sono andata a vederli i nostri capperi, quelli di questo raccolto 2008, abbiamo fatto un bel lavoro e mi piace l’idea di cominciare un nuovo piccolo progetto.
Mi stimola, mi diverte, mi fa sentire parte di questa terra, figlia di questa terra, apparentemente povera, ma che in realtà, se guardata con attenzione, con cura, se di essa ti innamori e crei legami viscerali..se ci credi… ricevi e ti dà tanto..anzi moltissimo.
La scorsa estate sono andata a pantelleria splendida isola del nostro mediterraneo. Vento africano, mare e scogli impervi, vigneti di zibibbo, caldo che saliva dalla terra scura e nera e piante di cappero ovunque, che scendevano dai muretti a secco, che crescevano tra la roccia, che coltivate, si trovavano a filari sulla terra.
Un mese prima era giugno e tra le rocce scoscese dei monti iblei, chiare e calcaree, dove il sole si riflette inondando tutta la vegetazione mediterranea... scupazzi, allori, olivastri e vacche modicane sotto i carrubi…lungo le strade che portano a Ibla dal castello di Donnafugata, esposte a SUD-EST, mi sono imbattuta per caso in altrettante e abbondanti piante di capperi in un misto tra fiori e boccioli. Subito ne ho raccolte una bella “coffitella” e contenta tornata a casa li ho salati. Buoni, intensi, isolani...ci senti tutta la SICILIA dentro, anzi i nostri monti...i monti IBLEI. Mi sono divertita a raccoglierli sotto il sole, in un pomeriggio improvvisato e ho pensato che se mi fossi impegnata un po’ e magari facendomi aiutare dai nostri vecchi, da quelli che le nostre rocce le conoscono come le loro tasche, da quelli che di queste cose ne hanno fatto un modus vivendi, forse ne avrei raccolti di più.
Così l’anno scorso a Pantelleria ne ho assaggiati un po’ a casa di amici. Lì è una pratica diffusa, qui il nostro CAPPERO IBLEO è raro e per questo prezioso almeno per me e per la storia che ha, per il suo essere così selvatico, per i profumi che racchiude.
Questa mattina sono andata a vederli i nostri capperi, quelli di questo raccolto 2008, abbiamo fatto un bel lavoro e mi piace l’idea di cominciare un nuovo piccolo progetto.
Mi stimola, mi diverte, mi fa sentire parte di questa terra, figlia di questa terra, apparentemente povera, ma che in realtà, se guardata con attenzione, con cura, se di essa ti innamori e crei legami viscerali..se ci credi… ricevi e ti dà tanto..anzi moltissimo.